STRADE PERDUTE: RIFLESSIONI
Le
inquadrature in casa Madison ricordano Hitchcock; si alternano
freddezza e tensione di una cinepresa immobile o con moti orizzontali
impeccabili, con le soggettive in movimento tra i corridoi bui (una
costante di Lynch che, tra gli altri, ama anche Fellini). Il regista
e musicista dà sfogo all’immaginazione nel rappresentare al meglio
quelle che sono le manie (sue e degli uomini) di una vita, come il
concetto di anima, di corpo, di scelta, di tempo, di perversione…
comportandosi come un bambino che gioca per cinque minuti con un
giochino nuovo, per poi stufarsi e volerne un altro (mantenendo le
tematiche ricorrenti).
Parte con un mistero per poi confondere
chiunque con il surrealismo a cui ci ha abituati, il tutto con uno
stile incredibile e un utilizzo dell’usuale personaggio grottesco,
diversamente reale e diversamente umano, in una scala che va dal
tragico al buffo. Noir classico e drammatico, con qualche schizzo di
pulp. Solo l’atmosfera forse resta veramente e costantemente noir
(ancora una volta Badalamenti fa un sapiente uso dei piatti e della
colonna sonora in generale, con brevi intervalli, in cambi di scena o
momenti clou, di hard rock e non solo di artisti come Rammstein, MArilyn Manson, Trent Reznor
e David Bowie).
Quando vuoi saperne di più e la trama si infittisce,
decide di “cambiare aria” e catapultarti in tutt’altra realtà
(forse). Gli sviluppi delle vicende del plot si trasformano in
digressioni e il sub-plot sembra prendere il sopravvento, per poi
rivelarsi anch’esso un semplice veicolo per alcuni messaggi poco
netti, poco decifrabili. Cambiano i personaggi, cambia la storia, che
prende pieghe a momenti quasi scontate, a momenti insensate, passando
ogni tanto per una stretta di mano ai film di genere comuni, per poi
tornare all’autore e ai suoi tormenti. Sempre quelli.
L’incapacità
di spiegare alcune cose della vita è la vera fonte della trama e
Lynch porta avanti un concetto del genere sostanzialmente mostrandone
il lato losco e misterioso e confessando (giustamente e volutamente,
essendo un uomo… o forse è una mia impressione) che non è detto
che le cose siano razionalmente assimilabili, per quanto mentalmente,
fisicamente e psicologicamente percepite; qualcosa di più, come
l’infinita lotta tra ombre, tra figure indefinite, quali bene e
male, qualcosa meno.
Strade Perdute non vuole dare risposte, ma
sollevare dubbi e scatenare mal di testa. Quindi, non aspettatevi
spiegazioni. Dovete lavorarci voi.
Postilla: uno degli attori si
chiama Robert Loggia…
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by Giovanni Piretti
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