DOVRESTI VEDERE: ED WOOD
DOVRESTI
VEDERE: ED WOOD
Questa è una rubrica dall’aria incredibilmente commerciale, ma necessaria
in questo periodo.
Il nome scelto è semplice e banale: “Dovresti vedere”
Per questo mese, consiglio un film visto di recente dopo forse dieci anni.
Un lungometraggio del 1994 del grande Tim Burton.
Dovresti vedere…
ED WOOD
Siamo negli anni 50′. Eddy dirige una compagnia teatrale a dir poco
sconosciuta e in cui lavora anche la sua ragazza. Vuole finalmente raccontare
una storia attraverso il cinema, che da sempre ama grazie all’idolo Orson
Welles e ai B movies di fantascienza e orrore. Un fortuito incontro e un forte
spirito di intraprendenza lo aiuteranno a girare a modo suo tra gli ostacoli di
una Hollywood fortemente contraddittoria nel modo di fare arte…
Se c’è una cosa che colpisce di questo film è il suo carattere
autobiografico. La stravaganza, la stranezza del protagonista, delle sue idee,
del suo bagaglio culturale a livello cinematografico, pieno di horror e
fantasy, rispecchiano perfettamente l’anima incompresa di Burton e la sua
indole artistica. L’immaginazione, il circo, il noir, il terrore, i mostri. E
che ironia nel descrivere anche le difficoltà più grandi, artistiche ed
economiche, a cui va incontro un regista, aspirante od ormai famoso che sia.
Tra una divinità come Welles e un horror di serie B apparentemente non c’è
niente in comune. Invece ad esempio c’è Fritz Lang, c’è l’espressionismo
tedesco, c’è l’amore per il gioco luci-ombre, da cui per altro nasce il cinema.
Soprattutto c’è un grande entusiasmo, una grande voglia di indipendenza
artistica, di autorialità, non facile da ottenere nella macchina industriale
hollywoodiana. Pochi sono riusciti a sfruttare il mezzo e a farne un uso
rivoluzionario cambiando poco a poco le cose dall’interno. Ad esempio Hitchcock
e Wilder. Mentre i tempi della Nouvelle Vague e della New Wave sono ancora
lontani.
La seconda cosa che colpisce è il carattere fortemente
meta-cinematografico. Trattasi di un film sul cinema, sul mondo della settima
arte. Riguarda tutti i suoi aspetti, le brutture, le occasioni mancate o nate
dalla più becera situazione, magari da un disperato bisogno di soldi, da una
leccata di sedere o invece dalla più alta ispirazione. Il cinema, che sia di
serie a o si serie c, che sia con il divo del momento o che sia con il più
fallito e decadente attore della storia, si vive, si percepisce, si respira.
Questo film trasuda amore per il cinema. Il taglio di alcune inquadrature, a
volte semplici, a volte con composizioni particolari e inclinazioni che rendono
il disagio, la paura o il pericolo della situazione, richiamano chiaramente il
meglio del genere, ma anche dei già citati Welles e Lang.
Per non parlare dell’uso della colonna sonora, con Swan Lake riutilizzato
come nell’originale che cita. O dei costumi e delle scenografie.
Cinema. Una singola espressione, un incontro, un momento esilarante e
scatta qualcosa. Ma non è tutto rose e fiori. Ci vuole coraggio, ci vogliono i
soldi, bisogna lottare con i produttori e poi con i distributori…
Ma, nel cinema, un autore, un uomo, può esprimersi. Oltre alle citazioni
esplicite a Quarto Potere, Dracula, L’infernale Quinlan e a tutti quegli horror
di mostri anni 30′ – 40′, credo che il viaggio nel cinema alla scoperta di sé
del protagonista citi apertamente (insieme con altri elementi fantastici,
onirici e di rimando al circo in tutta la carriera di Burton) e riprenda, solo
in parte, alcuni archetipi del film biografico per eccellenza: Otto e Mezzo di
Federico Fellini.
Il regista che gira un film, che sua fisicamente e chiaramente o piuttosto
implicitamente, parla di sé stesso e del suo fare cinema.
C’è un motivo se film come Big Fish e autori come Gilliam, Lynch, Del Toro
e appunto Burton, fanno largo uso di immaginazione, di fantasia, di ricordi e
dichiarano apertamente di amare Fellini.
Il motivo è che vedono le cose in modo diverso anche loro.
Il nostro non è colui che è cattivo, è mostruoso in quanto straordinario.
Incredibile. Sorprendente. Perciò un qualcosa a cui tendere, a cui ispirarsi,
qualcosa che colpisce, che si cerca in qualche modo di catturare. E non ha
niente a che fare con la necessità di definire bene e male all’interno della
storia. Poiché la narrazione è solo un mezzo per mostrare qualcosa, per
eventualmente portare a riflettere su qualcosa o semplicemente per farti
viaggiare con la mente. Non il contrario. Dunque non è cattivo in quanto tale,
solo curioso. Infatti spesso l’uomo è più mostruoso dei mostri.
Infine bisogna elogiare le interpretazioni degli attori, tutti, in
particolare i due personaggi principali: Ed Wood (Johnny Depp) e Bela Lugosi
(Martin Landau). Per non parlare degli altri: tutti credibili nell’essere così
esuberanti. Ricordiamo l’attrice e compagna Sarah Jessica Parker, la successiva
compagna Patricia Arquette, il fantastico cameo di Vincent D’Onofrio,
l’espressione del legame tra terrore e perversione di Vampira (Lisa Marie).
Di Depp dico solo che, a tratti, le sue espressioni mi hanno ricordato
Giulietta Masina e Charlie Chaplin.
Il resto sta a te. Dovresti vederlo!
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di Giovanni Piretti
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